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UE: la strategia europea per il tessile sostenibile
La Commissione europea ha avviato l’iter di iniziativa legislativa teso a costruire una strategia europea per il tessile sostenibile entro la fine del 2021
Il tessile è uno dei settori che più di altri, a livello europeo, è in grado di aprire la strada verso un'economia circolare neutra in termini di carbonio; per questo, nei primi giorni di Gennaio 2021 è stata pubblicata la "roadmap" (una sorta di strada da seguire) per il tessile sostenibile, che prenderà forma entro la fine del 2021.
Si tratta di una nuova strategia predisposta dalla Commissione europea che punta a costruire un comparto tessile sostenibile in Unione Europea (di seguito UE), basata sull’economia circolare ed a emissioni zero, dove i capi di abbigliamento sono progettati per durare, essere riparati, riutilizzati, riciclati e prodotti in maniera efficiente.
La pandemia COVID-19 ha avuto un forte impatto sul comparto industriale tessile europeo,
pur essendo un settore competitivo a livello globale, soprattutto per i tessuti tecnici e l'alta moda, il comparto, nel suo complesso, sta soffrendo in modo significativo, sia in termini di interruzione dell'offerta che di calo della domanda dei consumatori. La crisi ha anche colpito il commercio internazionale di prodotti tessili di seconda mano e ha sconvolto i flussi dei rifiuti tessili.
Tutto questo richiede una strategia per un tempestivo recupero che, però, tenga conto delle attuali debolezze del comparto per superarle.
Il tessile e l'abbigliamento costituiscono un ecosistema industriale diversificato che copre diverse catene di valore e diversi tipi di prodotto. Quest'industria impiega 1,5 milioni di persone, distribuite in più di 160.000 aziende nell'UE, la maggior parte delle quali sono PMI, con un fatturato annuo UE di 162 miliardi di euro nel 2019. Nonostante una crescente attenzione per la sostenibilità, gli europei consumano in media 26 kg di prodotti tessili per persona all'anno, ed una quota significativa di questi proviene da paesi terzi.
Ogni articolo viene usato per un periodo sempre più breve, con il risultato che, ogni anno, vengono gettati 11 kg di tessile per persona. Inoltre, si stima che meno dell'1% di tutti i tessili, a livello internazionale, venga riciclato, dando vita a nuovi materiali. La presenza di sostanze nocive, che possono rappresentare un ostacolo il riciclaggio di alta qualità, incidendo sui tassi di raccolta e sulle capacità di riciclaggi, che sono piuttosto da bassi a medi nel panorama europeo.
Il settore tessile, inoltre, ha necessità di molte risorse naturali e determina importanti impatti climatici e ambientali, che rappresentano un vero e proprio costo per l'ambiente, tanto che si stima che questo comparto sia al quarto posto, nell'UE, in termini di consumo di materie prime ed acqua, al quinto per le emissioni di gas serra (fonte rapporto EEA) e ai primi posti nella produzione dei rifiuti.
Bisogna, però, sottolineare il fatto che la maggior parte della pressione e dell'impatto legati alla produzione di abbigliamento, calzature e tessili per la casa si verifica in altre parti del mondo, fuori dall'Europa, là dove ha luogo, attualmente, la maggior parte della produzione.
Oltre al loro impatto sull'ambiente, le catene di produzione di questo comparto industriale sono lunghe, globalizzate e diversificate, infatti fanno capo a questo settore non solo le imprese del tessile moda, ma anche quelle della tappezzeria, biancheria intima, tessile per la casa ed altro ancora.
Un altro punto di debolezza è determinato dal fatto che l'industria europea del tessile deve affrontare una concorrenza sleale legata ai costi di produzione spesso più bassi e degli standard ambientali e sociali alquanto limitati in vigore nei paesi terzi produttori di tessile. In questi paesi è purtroppo molto difficile chi i prodotti fabbricati rispettino condizioni ambientali e lavorative accettabili.
Il settore tessile soffre anche di lacune, carenze e squilibri di competenze a causa dei cambiamenti tecnologici spesso rapidi che avvengono e che richiedono un continuo riadattamento della forza lavoro. Per affrontare i diversi punti di debolezza del settore, sommariamente descritti sopra, è necessaria una risposta coordinata e armonizzata a livello UE, mirata a superare le criticità soprattutto quelle legate alla raccolta differenziata del tessile, allo smistamento e al riciclaggio dei rifiuti tessili negli Stati membri e tesa a rafforzare le capacità sia dell'industria che delle autorità pubbliche di andare nella direzione dell’economia circolare, visto che il settore tessile è altamente globalizzato, un'azione frammentata a livello nazionale e/o locale non sarà sufficiente a determinare il cambiamento necessario.
Una mancanza di azione da parte dell'UE comprometterebbe un'efficace protezione ambientale in tutti gli Stati membri, così come la possibilità di creare condizioni di parità per le imprese tessili dentro e fuori l'UE. Anche il corretto funzionamento del mercato interno sarebbe a rischio.
Infine, la mancanza di azione a livello europeo sarebbe in contrasto con la forte richiesta delle parti interessate di sviluppare un approccio al tessile sostenibile che, però, deve avere regole comuni e non può avere discipline diverse dettate a livello nazionale dai singoli paesi membri.
L'obiettivo dell'iniziativa è quindi quello di istituire un quadro globale per creare condizioni e incentivi per aumentare la competitività, la sostenibilità e la resilienza del settore tessile dell'UE, tenendo conto dei suoi punti di forza e di vulnerabilità, dopo un lungo periodo di ristrutturazione e delocalizzazione, e affrontando i suoi impatti ambientali e sociali.
Tutto questo dovrà trovare una giusta armonizzazione con
- il Green Deal europeo
- il piano d'azione per l'economia circolare
- la strategia per le sostanze chimiche per la sostenibilità.
L'iniziativa faciliterà e incoraggerà l'uso ottimale del recovery plan e degli investimenti sostenibili, in particolare nei processi di produzione, nel design, nei nuovi materiali, nei nuovi modelli di business, nelle infrastrutture e nelle competenze e nelle nuove tecnologie, anche attraverso la digitalizzazione.
Per stimolare il mercato dell'UE verso i tessili sostenibili e circolari, l'iniziativa dovrà puntare ad intensificare significativamente gli sforzi nella direzione del riutilizzo e del riciclaggio, nonché implementare gli appalti pubblici verdi nell'UE, tenendo conto delle esigenze espresse dal settore industriale e dalle altre parti interessate (cioè ricerca e innovazione, associazioni di consumatori, società di investimento, Stati membri, società civile).
L'iniziativa dovrà identificare azioni specifiche e orizzontali per il settore tessile che interesseranno l'intera filiera produttiva, tenendo conto dei possibili approcci per migliorare la progettazione per la sostenibilità, in primo luogo assicurando l'utilizzo di materie prime seconde e affrontando la presenza di sostanze chimiche pericolose, inoltre saranno proposte anche azioni per promuovere processi di produzione più sostenibili.
Al tempo stesso l’iniziativa dovrà occuparsi di
- definire la normativa di riferimento per l’end of waste per il settore tessile
- rafforzare la protezione dei diritti umani, il dovere di rispettare la normativa ambientale in tutta la filiera di produzione, aumentando la tracciabilità e la trasparenza
- indirizzare la cooperazione e i partenariati internazionali, compresi gli aiuti al commercio, verso modelli di consumo e produzione più sostenibili, anche per quanto riguarda l'uso della terra e dell'acqua e l'impiego di sostanze chimiche
- sostenere stili di vita più sostenibili, per esempio incentivando tutte le forme di servizio, il prodotto deve essere visto come servizio e non più solo come bene da acquistare
- promuovere approcci volontari da parte delle imprese alla sostenibilità attraverso le certificazione come l'Ecolabel UE
- prevedere sempre di più la responsabilità estesa del produttore nella promozione dei tessili sostenibili e nel trattamento dei rifiuti tessili secondo quanto previsto dalla gerarchia dei rifiuti
- sostenere l'attuazione dell'obbligo legale di introdurre la raccolta differenziata dei rifiuti tessili entro il termine massimo del 2025. Nel nostro Paese questo termine è stato anticipato al 1 gennaio 2022.
Per costruire la strategia per il tessile sostenibile è necessario che tutte le parti interessate siano consultate, si tratta di tutti gli operatori del settore: produttori di fibre, filati, tessuti o abbigliamento, PMI e aziende globali, fornitori, dettaglianti, fornitori di servizi, raccoglitori, smistatori, riciclatori, centri di ricerca e innovazione e altre parti interessate come autorità pubbliche, consumatori e associazioni di consumatori o società civile.
Per questo l’UE ha organizzato una serie di attività di consultazione che coinvolgerà l'industria e le altre parti interessate, anche organizzando workshop e (tele)conferenze. Una prima consultazione pubblica si è conclusa il 2 febbraio scorso, ora è in corso la seconda consultazione pubblica sul portale "Have Your Say”, a cui è possibile prendere parte fino al 4 agosto 2021.
Per approfondimenti: "EU strategy for sustainable textiles"
Organizzazione con sistema di gestione certificato e laboratori accreditati
Maggiori informazioni all'indirizzo www.arpat.toscana.it/qualita